PROGRAMMA TAIJI
Il Taiji quan è un metodo di Kung Fu molto raffinato nel quale si approfondisce sia la parte terapeutica con il supporto del Qi Gong (lavoro sull’energia vitale) che quella marziale.
Il Tai Ji Quan è suddiviso a sua volta in stili diversi a seconda dell’esperienza marziale dei loro codificatori senza comunque uscire da quella che è l’essenza del Tai Ji.
YANG TAIJI
Nella nostra scuola, il corso di taiji quan, come programma si basa sullo studio dello stile “Yang” attraverso la forma antica, ampliando la ricerca con la pratica della sciabola e della spada.
Per chi invece è interessato soprattutto all’esercizio terapeutico, potrà dedicare gran parte della pratica al QI GONG (chi kung) per migliorare, prevenire o curare problemi o disturbi legati al corpo e alla mente.
SUN TAIJI
Lo studio del taiji stile Sun, sara’affrontato (per chi sara’ interessato) in abbinamento al programma di kung fu, quando gli studenti, successivamente al lavoro base di shaolin dei primi anni, inizieranno a studiare lo stile xing yi quan.
Introduzione
Il Taiji quan, che si dice sia stato creato da Zhang Sanfeng nel XII sec. d.C., è oggigiorno il più popolare stile di Qigong nel mondo, anche se è rimasto segreto fino all’inizio del secolo passato. Al giorno d’oggi è ampiamente praticato non solo in Cina e nei paesi orientali, ma anche nel mondo occidentale.
Esistono vari motivi per una così rapida diffusione di quest’arte. Il più importante, forse, è che la pratica del Taiji può aiutare a calmare la mente e a rilassare il corpo, due abilità fondamentali in questo mondo moderno così frenetico e stressante. Secondo, visto che oggigiorno le pistole sono così efficaci e facili da acquistare, il Taiji ha perso l’importanza che aveva un tempo nella sfera della difesa personale. Per questo motivo sempre più maestri di Taiji sono pronti a condividere le loro conoscenze con il pubblico. Terzo, sin dai tempi della sua creazione, il Taiji si è dimostrato efficace non solo alivello marziale, ma anche a livello terapeutico e salutare.
Sfortunatamente, a causa di questo aspetto la teoria e la pratica più profonda del Taiji, e specialmente le sua applicazioni marziali, vengono sempre più spesso ignorate dai praticanti. Al giorno d’oggi la maggior parte delle persone pensa che il Taiji non sia un reale metodo di autodifesa. Per comprendere gli aspetti più profondi della pratica c’è bisogno di molto tempo e pazienza, e sono pochissime le persone pronte a compiere i sacrifici necessari per raggiungere tali obiettivi.
Chiunque pratichi quest’arte in modo corretto per un certo numero di anni, capirà presto che il Taiji non è solo un esercizio per raggiungere la calma e il rilassamento psicofisico, ma è un’arte complessa e altamente sviluppata. . Il praticante può percepire il qi che circola all’interno del suo corpo, e può conseguire la pace mentale della meditazione. I principi utilizzati dal Taiji per il combattimento sono piuttosto diversi da quelli seguiti dalla maggior parte delle altre arti marziali, che fanno affidamento sulla forza muscolare. Il Taiji usa la morbidezza per difendersi dalla durezza, e ricorre alla debolezza per sconfiggere la forza. Più tempo dedicate alla pratica, maggiori saranno i risultati ottenuti, e questa capacità difensiva migliorerà con la vecchiaia invece di indebolirsi. Tuttavia, poiché la teoria marziale del Taiji quan è più profonda e complicata della maggior parte degli altri sistemi, è molto più dura da apprendere e richiede un tempo più lungo per raggiungere un livello elevato di abilità marziale. Un istruttore ben informato è molto importante, visto che la guida di un maestro esperto può farvi risparmiare anni di inutili pratiche.
Il Taiji quan, come sintesi tra lo Shaolin e il Qi Gong, è il risultato di un incontro tra posizione fisica (yang) e pensiero (yin) ed è perciò necessario esercitare corpo e mente per poterne coltivare tutte le potenzialità.
La pratica del taiji si pone l’obiettivo di risvegliare il qi attraverso un giusto equilibrio dinamico tra yin e yang. far scorrere dentro di noi l’energia vitale significa aumentare la consapevolezza di noi stessi, il benessere psicofisico, la capacità di concentrazione e reazione.
IL SIGNIFICATO DI “TAIJI QUAN”
I simboli che rappesentano il Taiji quan sono un cerchio contenente le due raffigurazioni dello Yin e dello Yang e il Jiu Gong (le nove case), che è un cerchio con un punto al centro.
Tali simbologie rappresentano anche il principio ispiratore della teoria che è alla base di questa arte marziale.
A partire dal momento del concepimento, c’è un qi originario interno che nutre il corpo. Non c’è carenza, né eccesso; è equilibrato e non fluisce. È intrinsecamente buono e completo, ed è conosciuto come Vero yang. si chiama anche qi primordiale. Questo qi, di norma, reca beneficio ai quattro angoli del corpo, e penetra per nutrire le ossa. Non c’è parte del corpo che non raggiunga, non c’è attimo in cui sia assente. L’interno e l’esterno sono fusi in un unico qi. Fluisce incessantemente senza interruzioni. Aprire e chiudere, le forme di movimento e quiete delle arti marziali, affondano le loro radici in questo qi. Il mistero delle varie estensioni e contrazioni ha la sua chiave in questo qi. Aprire significa estendersi e muoversi. Chiudere significa contrarsi e rimanere fermi. Aprire è yang e chiudere è yin. Avanzare, estendersi e muoversi sono azioni yang. Ritirare, contrarre e rimanere fermi sono azioni yin. Aprire e chiudere rimandano all’unico qi che si muove attraverso i vari cicli yin e yang. il Taiji è l’unico qi. L’unico qi è il taiji. Quando si parla del corpo è definito Taiji. Quando si parla della pratica, è definito unico qi. Quando si chiede lo yang, arriva lo yang. quando si chiede lo yin, arriva lo yin. Quando dev’essere sopra è sopra. Quando dev’essere sotto, è sotto. Dallo yang nasce lo yin e dallo yin nasce lo yang. l’unico qi è vivo e attivo. Si trova ovunque.
Aprire e chiudere sono movimenti naturali; si alternano a seconda delle circostanze. Lo stesso vale per il Taiji quan. Gli antichi non erano bravi a dimostrarlo agli altri, né a scrivere libri. Non c’è modo di spiegarlo. Se l’allievo è capace di alternare apertura e chiusura, movimento e quiete, e giunge a capire l’essenza di tali azioni, gli sarà ben chiara la radice comune delle varie posizioni e riuscirà a penetrarne i segreti più reconditi. La caratteristica fondamentale delle posizioni è l’unione di un cerchio vuoto che ha forma e di un cerchio pieno privo di forma. Questi due cerchi rappresentano il principio del “vuoto” e del “pieno”. Fra le varie posizioni c’è un vuoto apparente, ma la postura non è realmente vuota; quando sembra piena, in realtà è vuota, il qi fluisce liberamente senza ostacoli. E’ vivo e armonioso, senza spigoli. Non ci sono né carenze, né eccessi. Quando si manifestano le Sei Armonie sono complete. Quando si celano, sono come un tesoro nascosto. I suoi mutamenti sono illimitati, le sue potenzialità inesauribili. Questi sono gli insegnamenti fondamentali. Questa è l’essenza del Taiji quan.
TUI SHOU
Il TUI SHOU rappresenta l’applicazione della pratica del Taiji quan nell’esercizio di difesa personale.
TUI significa spingere, SHOU significa mano, perciò tui shou viene tradotto con il termine di spinta delle mani.
Si tratta di una serie di tecniche volte a far perdere l’equilibrio all’avversario e a mantenere il proprio, in un incontro corpo a corpo a distanza ravvicinata.
Il TUI SHOU si divide in due parti:
Durante il primo esercizio viene eseguita una procedura prestabilita e i due antagonisti si allenano a sviluppare il proprio senso dell’equilibrio, a percepire la posizione di equilibrio del compagno e a reagire ai cambiamenti imposti dal continuo movimento dei due corpi.
Dopo essersi impratichiti si può passare al san shou ossia all’esercizio libero in cui i due praticanti tentano come in un combattimento ravvicinato, di sbilanciarsi reciprocamente.
Nel tui shou si utilizzano tecniche più adatte ad un combattimento corpo a corpo nel quale la distanza tra i due avversari non è sufficiente per distendere un braccio o una gamba e portare il colpo corrispondente.
LA STORIA DEL TAIJI QUAN
Sintetizzare la storia del Taiji quan è un po’ ripercorrere la storia della civiltà cinese essendo questa disciplina una delle più antiche discipline orientali. Possiamo dire che ogni epoca storica ha avuto il “suo Taiji” e anche ogni regione cinese ha sviluppato un suo “taiji”.
Premesso ciò, consideriamo per semplicità 4 epoche storiche importanti dello sviluppo di quest’arte.
- Periodo della nascita (dal 2000 a.C. al 1644 d.C.)
- Periodo del villaggio Chen (dal 1644 al 1800)
- La diffusione in tutta la Cina (dal 1800 al 1949)
- Il periodo dalla nascita della Repubblica Popolare Cinese (dal 1949 ad oggi)
- La nascita del Taiji
La nascita del Taiji quan risale alle dottrine taoiste riguardanti le pratiche di nutrimento della vita per il benessere e la ricerca della longevità, due delle qualità che gli imperatori e i condottieri ricercavano in quelle epoche per poter mantenere il loro potere. Per questo venivano richieste a medici e filosofi tecniche che potessero raggiungere questi obiettivi. Già nel 500 a.C. esisteva il libro Huagdi Neijing o classico interno dell’imperatore giallo.
I primi esercizi utilizzavano movimenti di espansione ed estensione, combinati con tecniche di respirazione al fine di aumentare il passaggio del qi nel corpo.
Nell’epoca considerata ilTaiji quan non viene identificato con tale nome, che apparve solo in documenti storici di epoche più recenti.
Nell’epoca successiva detta del Regno Liao posteriore (907-973 d.C.) secondo gli annali iniziarono ad essere codificate 13 formule o principi di Taiji che sono validi ancora oggi.
Ma il suo inizio come disciplina anche marziale lo si ebbe durante la dinastia Song settentrionale, Yuan (1279-1368) e Ming (1368-1644) perché un monaco taoista, Zhang Sanfeng, che viveva sui monti Wudang e vissuto secondo la leggenda dal 1247-1460 d.C. vedendo che i monaci usavano la forza senza un criterio logico studiò la teoria Taiji e Bagua e grazie anche ai suoi viaggi al monastero Shaolin, codificò un sistema di lotta che in virtù di un raffinato utilizzo dell’energia poteva essere utilizzato anche da persone non necessariamente dotate di grande forza fisica.
Una più pittoresca interpretazione, vede il monaco assistere occasionalmente ad un combattimento tra una gru e un serpente e da quella visione, combinando i movimenti fluidi agili e aggraziati della gru con quelli a spirale del serpente diede origine al Taiji quan.
Sicuramente sia la prima che la seconda versione possono essere ritenute attendibili.
- Il periodo del villaggio Chen
Per molti storici la nascita del Taiji quan come lo conosciamo oggi ha però una datazione assai più recente che risale alla dinastia Qing (1644-1911), perché un militare Chen Wang Ting nato in una famiglia di combattenti a Chenjiagou nella provincia dell’ Henan dopo aver combattuto contro l’esercito dei Qing, ritornando a casa ormai libero da impegni, unì la sua esperienza con due importanti libri dell’epoca: il classico marziale Quanjin delle 32 forme e il classico taoista della corte gialla. Naturalmente bisogna considerare che all’epoca nel villaggio Chen, che dista appena 400 km da Shaolin, si insegnavano diverse arti marziali vicine allo stile buddista che forse Chen Wang Ting si limitò solo ad ammorbidire, introducendo nello Shaolin i principi dello yin e dello yang propri del taoismo. Questo nuovo stile divenne ben presto molto popolare tra gli abitanti del villaggio.
Il maestro Chen Wang ting si diceva che fosse in grado , da seduto, di far volare chi lo attaccava e veniva chiamato “signore diritto” perché era abilissimo nella tecnica di tenere il centro (Zhong Ding). Anche in piedi, nonostante ricevesse da ogni parte numerose spinte, egli rimaneva fermo al suo posto come se fosse piantato nel terreno.
La discendenza della famiglia Chen si ramificò fino alla 14^ generazione per poi subire altre ramificazioni con la nascita dello stile moderno della “piccola forma” (Xiaojia) mentre Chen Wang Ting continuò ad insegnare la “grande forma” (Daijia) più tradizionale.
- Il periodo della diffusione dal villaggio Chen in tutta la Cina
Dopo le prime divisioni all’interno della famiglia Chen, non dovette passare molto tempo perché diversi maestri, esponenti di altre famiglie, incuriositi dalla fama dello stile, si impadronissero dei segreti del Taiji quan e apportassero a loro piacimento delle modifiche stilistiche.
Il più famoso tra questi, precursore dell’attuale stile Yang, fu Yang Lu Chan (1799-1872). Si narra che fosse un garzone che lavorava in una bottega di Pechino gestita da persone originarie del villaggio Chen che svelarono, sconfiggendo alcuni monaci, la loro maestria in combattimento usando il Taiji.
Incuriosito Yang Lu Chan chiese di poter essere introdotto al villaggio, e perciò fu presentato a Chen Chang Xing che gli insegnò inizialmente solo la sequenza senza mostrargli i veri contenuti.
La sua costanza però fu premiata perché dopo molti viaggi al villaggio e vista la sua costanza e rettitudine il maestro in punto di morte decise di svelargli tutti i segreti di famiglia.
Yang Lu chan ritornò a Pechino e lì iniziò ad insegnarlo, prima all’interno della corte imperiale e successivamente ad altri maestri. Tra questi vi era W’u Yu Xiang (1812-1880) che diede vita ad un altro stile ancor oggi insegnato: lo stile W’u. il secondo figlio Yang ba Hou ebbe un allievo Wu Jian Quan (1872-1942) che codificò l’attuale stile Wu.
Il terzo figlio Yang Jian Hou (1839-1917) ebbe a sua volta tre figli e uno di questi, chiamati Yang Chen fu (1833-1936), nonostante avesse iniziato tardi la pratica sotto la guida del padre ebbe il grande pregio di diffondere lo stile Yang in tutta la Cina. A lui si deve la codifica della forma 85 o 108 e i 10 suoi allievi hanno portato in tutto il mondo la conoscenza del Taiji quan.
4. il periodo della nascita della repubblica popolare Cinese
Una parentesi obbligatoria bisogna farla per chiarire a tutti perché esistono forme di Taiji che, pur mantenendo i tratti degli stili da cui derivano Yang, Chen, Wu ecc., hanno subito una leggera modifica recentemente percepibile solo da chi conosce le diverse forme di Taiji quan.
Tra i piani governativi del Partito Poplare Cinese c’è quello di mantenere in buona salute con pochi mezzi milioni di persone, per raggiungere questo scopo sono state utilizzate le tecniche antiche di Taiji, togliendo però il loro aspetto marziale ed esaltando più i contenuti ginnici e salutistici.
Questo, grazie al lavoro di tecnici e professori delle università cinesi, ha portato alla codifica di nuove forme, ridotte e semplificate per raggiungere maggiori praticanti di Taiji e forme da gara per introdurre il Taiji quan come sport con regole ben precise.
LE ORIGINI LEGGENDARIE
ZHANG SAN FENG
Non vi sono date certe sulle origini del TAI JI QUAN, tuttavia, sebbene la storia di questa disciplina si perda nella notte dei tempi e numerose versioni attribuiscano a personaggi diversi la paternità, sembra che la creazione del Tai ji quan sia da attribuire a ZHANG SAN FENG, un monaco Taoista vissuto nel 15 secolo d.C. Prima di diventare monaco taoista Zhang San Feng rivestì la carica di ufficiale governativo ma, sembra, che dopo la morte dei genitori egli abbia lasciato l’incarico per dedicarsi allo studio dell’ I-CHING (libro dei mutamenti), delle tecniche respiratorie taoiste e delle arti marziali al fine di trovare l’immortalità. Si dice che egli abbia soggiornato al monastero di SHAOLIN per un lungo periodo per studiarvi quel particolare metodo di allenamento fisico e meditativo che in qualche modo aveva influenzato tutte le tecniche marziali cinesi. Egli seppe aggiungere alle parti tecniche della scuola Shaolin le teorie Taoiste della naturalezza e della adattabilità.
La sua profonda conoscenza dell’ I-CHING, dei testi classici delle tecniche respiratorie taoiste e della maggior parte delle principali tecniche marziali gli permisero di elaborare quel sistema di tecniche chiamato in seguito TAI JI QUAN e considerato il più elevato e raffinato tra i sistemi marziali esistenti. Le tecniche di Tai ji quan sono strettamente legate ai concetti cosmologici della filosofia cinese; esse includono lo studio armonico del binomio corpo mente al fine di ottenere, grazie al principio della non resistenza, il massimo dell’efficacia con il minimo sforzo.
La leggenda narra che l’idea di creare il Tai ji quan venne a Zhang San Feng dopo aver visto un combattimento tra un serpente e una gru. Nonostante i ripetuti attacchi della gru egli notò che il serpente reagiva con piccoli spostamenti circolari senza peraltro alterare la sua stabilità; questa strategia convinse Zhang San Feng che la morbidezza poteva vincere sulla durezza potendo mantenere una continua condizione di stabilità.
Nonostante le numerose leggende che si raccontano su questo personaggio, egli è considerato il padre del TAI JI QUAN; egli seppe aggiungere alle tecniche marziali di discipline già esistenti le tecniche di respirazione Taoiste e i principi dell’ I-CHING dando vita ad una disciplina che poteva aiutare l’uomo a vivere in armonia con la natura. Trasformare le tecniche marziali in un metodo per il miglioramento del corpo, della mente e dello spirito: questa fu la vera rivoluzione e la vera innovazione.
LO SVILUPPO DELLA SCUOLA YANG
YANG LUCHAN (1799-1872)
YANG LUCHAN (1799-1872) ha dunque il merito di avere creato lo stile YANG. Nato da una povera famiglia di contadini della contea di Yongnian nella provincia dell’Hebei, la lasciò all’età di dieci anni per andare a lavorare come servo nella famiglia CHEN nella contea dello Wenxian. Per anni si allenò segretamente con LI BOKIJI, un altro servo alle dipendenze della famiglia CHEN, con il quale aveva spiato gli insegnamenti di CHEN CHANG HSIN. Furono però scoperti e messi alla prova con gli altri studenti per dimostrare la loro abilità. Con grande sorpresa di Chen Chang Hsin essi seppero essere all’altezza dei migliori allievi e anche di batterli. Chen Chang Hisin gli accettò quindi come allievi e insegnò loro i segreti dello stile CHEN rompendo la tradizione di segretezza.
Come segno di gratitudine nei confronti di Chen Chang Hisin egli non insegnò mai lo stile appreso nel villaggio di CHEN ma quel particolare stile di Tai ji quan che egli stesso elaborò. Questo stile prenderà il suo nome e, a differenza dello stile CHEN, non sarà tramandato esclusivamente nell’ambito familiare ma insegnato a moltissime persone nel nord della Cina. Questa grande popolarità che lo stile YANG si andava conquistando e il gran numero di proseliti che la scuola aveva fatto erano da imputare soprattutto alla relativa semplicità dei movimenti che Yang Luchan aveva adottato per differenziarlo dal più complicato e marziale stile originario.
Lo stile di YANG LUCHAN era inizialmente conosciuto anche con il nome di HUA o CHEN MORBIDO in quanto trasformava la difesa in attacco con movimenti morbidi e veniva spesso presentato anche come disciplina efficace per la salute e la longevità. Anche la famiglia imperiale volle praticare questa nuova e rivoluzionaria disciplina che differiva dalle più conosciute e violente arti del WU-SHU.
Con Yang Luchan il Tai ji quan inizierà ad essere insegnato e praticato come una eccellente attività psico-fisica sebbene le dispute e gli incontri continuassero tra i rappresentanti delle varie scuole. A questo proposito si raccontano numerosi episodi in merito alle capacità straordinarie di alcuni maestri in grado di sconfiggere i più agguerriti avversari con l’energia sviluppata grazie alla pratica del Tai ji quan; questi episodi hanno certamente un fondo di verità ma, come tutti i fatti tramandati oralmente da allievi che volevano aumentare il prestigio della propria scuola, hanno finito col divenire totalmente inverosimili ed essere considerati oggi come delle leggende.
Dopo la morte di YANG LUCHAN, la continuazione della scuola YANG fu assicurata dai suoi tre figli: YANG JANHOU (1839-1917), YANG FENGHOU e YANG BANHOU (1837-1892). In seguito due figli di YANG JANHOU proseguirono la divulgazione dello stile. Il primo, YANG SHAOHOU (1862-1930) fu un grande combattente ed un esperto delle applicazioni marziali, ma a causa della sua aggressività e dei suoi allenamenti estremamente violenti, non ebbe mai molti allievi. Il secondo (ma terzo nell’ordine perché il secondogenito era morto in giovane età), YANG CHEN FU (1883-1936), nonostante da giovane non ammesse il Tai ji quan divenne in seguito un grande divulgatore di questa scuola poiché viaggiò molto per diffondere in tutta la Cina lo stile della sua famiglia.
La scuola YANG sarà a sua volta matrice per la formazione di un altro stile di Tai ji quan: lo stile WU. Questo stile, ideato da WU-YU-MANG, un allievo di YANG LUCHAN, pur contenendo i concetti dello stile YANG è molto simile allo SHIAO-JAR (piccola forma) dello stile CHEN in quanto WU volle inserire nel suo stile le teorie e i principi dello stile originario.
SUN LUTANG (1861-1932)
Fondatore della scuola SUN
SUN LUTANG nacque nella contea di Wanxian nella provincia dell’Hebei, iniziò dapprima lo studio dello HSING-I-QUAN (la boxe dell’intenzione) e del PA KUA CHANG (la boxe degli otto trigrammi). A Pechino egli era tenuto in grande considerazione quale esperto di queste due discipline tanto da essere soprannominato “RE DELLE SCIMMIE VIVENTI” dal nome di un leggendario eroe mitologico cinese.
Nel 1912 Sun Lutang incontrò HAO-HE a Pechino dove si era recato in visita da alcuni amici; in quel periodo Hao-He si ammalò gravemente e SUN si prese cura di lui e lo fece curare dai migliori medici della città. In segno di gratitudine Hao-He gli insegnò più tardi il Tai ji quan della scuola WU. Sun Lutang inserì il Tai ji quan di Hao-He nelle forme e nelle tecniche delle sue precedenti esperienze marziali e creò lo stile SUN di Tai ji quan.
Questo stile è caratterizzato da movimenti morbidi che si susseguono armonicamente, sia nelle tecniche di attacco che in quelle di difesa, e questa sua leggerezza, che si ritrova nell’intera forma, può essere paragonata alle nuvole che corrono nel cielo o all’acqua che scorre in un ruscello. Sun fu anche uno scrittore molto prolifico in quanto lasciò innumerevoli opere riguardanti gli stili di WU-SHU nei quali, grazie alla sua grande versatilità, aveva saputo eccellere.